A sessant’anni dalla sua prima uscita ufficiale (era il 1960) il pezzo composto da Bruno Martino (aveva iniziato, quindicenne, come pianista jazz) su parole di Bruno Brighetti serve a dare il titolo al rientro di Aldo, Giovanni e Giacomo sotto la direzione di Massimo Venier, loro regista storico ed in gran parte creatore del loro successo cinematografico. Nato col titolo Odio l’estate, si trasformò semplicemente in Estate. Ma non è certo l’unica canzone che ha avuto questo strano destino di avere due titoli, uno ‘ufficiale’ (nel 1958 Migliacci e Modugno avevano composto Nel blu dipinto di blu che aveva dato vita all’omonimo film sceneggiato nel 1959 da Ettore Scola e Cesare Zavattini, divenuto Volare).
Sceneggiato dai tre più il regista, coadiuvati dai bravi Davide Lanieri e Michele Pellegrini, il film ripropone i temi cari a questo gruppo teatrale che si esprime col linguaggio del cabaret, in questo caso per dare vita ad una bella commedia all’italiana. La formula è molto semplice, il soggetto non certo originalissimo, ma il film funziona, e bene, perché riesce ad inserire nel suo sviluppo caratterizzazioni di personaggi ‘possibili’ che si comportano in maniera spontanea e quindi molto spesso sbagliata. La partenza dal Nord per raggiungere bella isola del Sud di tre famiglie dissimili tra loro, l’errore dell’agenzia immobiliare che assegna loro lo stesso villino, gli scontri tra realtà sociali che crea forte tensione. Questo l’inizio di un buon prodotto in cui la malinconia spesso ha il sopravvento, dove si ride ma con l’amarezza di situazioni tenute nascoste dai capifamiglia, in cui degli sconosciuti percorrono la difficile strada verso l’amicizia. Azzeccata la caratterizzazione dei tre nuclei, meno qualunquista di quanto epidermicamente potrebbe apparire. C’è il titolare di negozio storico milanese che probabilmente dopo le ferie non riaprirà i battenti, un dentista alla moda che non riesce a trovare un rapporto col figlio della sua compagna, il ‘tipico’ meridionale che demanda qualsiasi lavoro alla paziente moglie che lo ama profondamente. Anche questo non è originale, ed è grazie ai figli che ogni cosa si trasforma e diventa quasi idilliaca, ma anche questo viene fatto con bravura e credibilità. Nulla di nuovo, ma la conferma che con temi classici si può fare un film interessante e, perché no, anche coinvolgente. Brave in blocco le attrici impegnate a fare da spalla ai loro mariti pieni di problemi, vincente la costruzione dei personaggi affidati ad Aldo, Giovanni e Giacomo. Come sempre, il migliore è Aldo Baglio, ma è nella loro coesione che si trova la chiave vincente per trasformare un’opera di intrattenimento in un film impegnato anche su temi difficili,