La prima cosa da dire è che Ferdinand non è una animazione che, come unico share ha il pubblico dei più piccoli. Siamo di fronte ad un film tratto da un libro di poche pagine che, quando uscì alla fine degli anni trenta, era stato considerato pericoloso dal Generalissimo Franco, tanto da essere bandito.
Dietro la patina scacciapensieri di un toro che non ama combattere – tantomeno uccidere – c’è una storia impegnata, in grado di far pensare. I messaggi sono tanti, e tutti inseriti nel perfetto sviluppo di un’opera in grado di divertire. Il tema base è, però, molto serio ed impegnato. Dallo stesso soggetto Walt Disney aveva tratto il corto Ferdinando il toro (Ferdinand the Bull, 1938) che aveva ottenuto l’Oscar per il migliore soggetto. Come se questo non bastasse, la regia è stata affidata al talentuoso autore brasiliano – ma da sempre alla corte delle major - Carlos Saldanha che aveva dimostrato di non temere l’impatto con temi difficili realizzando i primi tre titoli della serie L’era glaciale in cui la morte era sempre presente con una certa drammaticità, e, soprattutto, quel Rio (2011) e successivo che parlava di diversità proponendo un quadro della vita carioca in cui a momenti allegri si frapponevano drammatiche situazioni di disagio. Il libro di Munro Leaf e Robert Lawson era un vero e proprio manifesto al pacifismo, una storia in cui il più forte non necessariamente vuole combattere e vincere, dove si ha pietà per chi poteva procurarti anche la morte. Ferdinand è esageratamente muscoloso e forte, è una macchina da guerra inarrestabile, eppure riesce a sentire ancora il profumo dei fiori, a dare il giusto valore all’amicizia e riesce a perdonare, da adulto, i torelli suoi coetanei che, quando non era ancora un imbattibile campione, lo deridevano. Ottimamente caratterizzato, acquista immediatamente visibilità assoluta e diviene il beniamino degli spettatori. La bravura degli sceneggiatori sta anche nell’aver messo al suo fianco personaggi di rara bellezza. Una per tutte la saggia capretta utilizzata per rasserenare i tori più violenti. Più di maniera la padroncina del Toro che, vistolo solo per la strada, l’addotta e lo fa crescere come fosse un suo fratello. Lungo (oltre 100 minuti) il film non ha mai momenti di stasi: divertente per i ragazzini, speriamo interessante per gli adulti. Ferdinand è un torello dal cuore grande e gentile, che ama stare seduto sotto gli alberi e annusare i fiori profumati invece di affrontare a cornate i suoi simili che vivono nel sogno di esibirsi come i loro padri in una Plaza de Toros. Scappa, viene accolto in una fattoria da gentile ragazzina che lo protegge dal mondo esterno fino a quando, data la sua mole degna di un animale da combattimento, viene catturato e portato in Spagna per esibirsi nelle corride. Ferdinand, non vuole combattere nell'arena ed è deciso a tornarsene a casa, così, insieme a una squadra di animali emarginati si avventura nel lungo viaggio di ritorno. Complicazioni e lieto fine.