Il banchiere anarchico di Giulio Base, classe 1964, regista e interprete, è la trasposizione curata e rigorosa su grande schermo dell’opera morale di Fernando Pessoa (1888 – 1935); il racconto del grande scrittore lusitano, pubblicato per la prima volta sulla rivista Contemporanea nel maggio del 1922, è il resoconto di un colloquio tra due uomini, al ristorante, a fine cena.
Nella pellicola il banchiere (Giulio Base), tra un sigaro e l’altro, racconta a uno stupefatto interlocutore perché sia sempre stato e sia ancora, anarchico, ed espone il cammino che lo ha portato a realizzare il suo ideale agendo in maniera opposta a quanto detta il suo credo politico. Il regista adatta al grande schermo un testo fondamentalmente teatrale riducendo la scena ad un’unica ambientazione con al centro i protagonisti. L’indugiare lento della macchina da presa, la semi-oscurità rischiarata solo dai primi piani, i dialoghi, di fatto mono-direzionati, in quanto poco meno che muto è l’interlocutore del banchiere, rendono il film non semplice, ma al contempo interessante. Una buona prova attoriale, di Giulio Base che trasferisce in questo lavoro con tutta probabilità una passione personale per Ferdinando Pessoa.