Di film basati su fatti realmente accaduti ce ne sono veramente tanti. E’ quindi sempre una scommessa puntare su questa caratteristica per invogliare il pubblico ad andare a visionare l’ennesimo titolo del filone. La bravura di Destin Daniel Cretton, nella doppia veste di sceneggiatore e regista, è stata di non caricare di toni melodrammatici una storia che, di per sé, si prestava in maniera perfetta a questa lettura. Lo stupore, la rabbia, la morte che serpeggia per tutto il film vengono considerati con un certo distacco, permettendo allo spettatore di avere un occhio critico su quanto accade, non limitandosi ad assistere ad un racconto.
Il quarantunenne, che ha già firmato l’ottimo film biografico Il castello di vetro (The Glass Castle, 2017) ma i cui due titoli precedenti non hanno trovato buona distribuzione, costruisce i suoi progetti impiegando anni ma, come in questo caso, ogni cosa funziona a dovere e riesce a rendere interessante un legal movie di oltre due ore. Meglio disegnati i personaggi dell’uomo che da dieci anni è nel braccio della morte, dell’avvocato laureato ad Harvard che giunge in Alabama per difendere i diritti dei più deboli, della collega con cui subito trova feeling e con la quale riesce a salvare l’uomo dalla sedia elettrica, del Pubblico Ministero. Alcuni, fra gli altri, sono figure di servizio, utili solo per rendere possibili alcuni passaggi narrativi. Nella realtà, i due legali continuano a lottare per la giustizia anche attualmente attraverso la loro associazione, la Equal Justice Initiative a cui aderiscono decine di avvocati. A dimostrare che poco è davvero cambiato in Alabama, basterà dire che un'indagine confermò l'innocenza del condannato e ipotizzò che un uomo bianco fosse il probabile responsabile ma, nonostante le tante prove acquisite, il caso non è mai stato ufficialmente risolto. Molto equilibrato Michael B. Jordan quale avvocato idealista, perfetta Brie Larson - premio Oscar per Room (2015) – quale suo alter ego, equilibrato Jamie Foxx nel difficile ruolo del condannato a morte. Dopo la brillante laurea ad Harvard, avvocato rinuncia a vita di agi e si trasferisce in Alabama per tutelare i diritti dei più deboli. Con il sostegno di un collega del luogo socialmente e politicamente impegnata, si butta anima e corpo in un’attività che lo rende inviso alle autorità dello Stato. Uno dei suoi primi casi, nonché il più controverso, è quello di uomo che nel 1987 è condannato a morte per l’omicidio di una ragazza di 18 anni, nonostante quasi tutte le prove avvalorassero la sua innocenza e che l'unica testimonianza contro di lui fosse quella di un criminale. Negli anni che seguono, l’avvocato si ritroverà in un labirinto di manovre legali e politiche, di vergognoso razzismo. Finale (quasi) positivo.