Jean Marie Lucien Pierre Anouilh (1910 – 1987) è passato alle cronache teatrali per le sue riscritture di alcuni testi classici. Medea (Medee), rappresentata per la prima volta nel 1946, è uno di questi.
Rispetto alla versione di Euripide della storia della donna che arriva ad uccidere i figli servendoli come pasto nunziale al ex – compagno Giasone, la protagonista del testo francese non è tanto una vendicatrice (Giasone l’aveva convinta ad aiutarlo nella conquista del Vello d’oro, a tradire il padre Eete, uccidere il fratello e a disperderne le membra per rallentare gli inseguitori) quanto un’irregolare che sceglie la vita movimentata e densa di originalità conto la grigia normalità degli altri. Francesco Branchetti ha guidato una regia che consente a Barbara De Rossi di esprimere al massimo livello la sua teatralità coinvolgendola in un’interpretazione che la vede in scena ininterrottamente per oltre un’ora e mezza, impegnata in un ruolo tutt’altro che tranquillo. Il testo è rispettato in ogni sua parte e reso attuale in misura esatta, superando, ma non tradendo, l’impostazione originale che ancora risentiva delle polemiche post belliche sull’atteggiamento tenuto dall’autore durante l’occupazione nazista di Parigi. Qui il centro del discorso è spostato sul conflitto fra originalità del diverso e normalità della vita – verrebbe da dire borghese – di ogni giorno. In quest’ottica la protagonista, più che una vendicatrice dell’amore tradito, diventa la donna che sfida le norme imposte dalla società in favore di comportamenti desueti. E’ una lettura che rispetta l’impostazione di fondo del testo e ne attualizza il contenuto offrendo, nel contempo, all’attrice protagonista l’occasione per un’esibizione d’alto livello.