Il cineasta e drammaturgo tedesco Rainer Werner Fassbinder (1945 – 1982) scrisse e diresse Veronika Voss (Die Sehnsucht der Veronika Voss – La bramosia di Veronika Voss) nel 1982. Il film, in bianco e nero per richiamare le opere del passato, vinse l’Orso d’Oro al Festival di Berlino dello stesso anno.
Vi si raccontano gli ultimi mesi di vita di una ex - diva del cinema di propaganda nazista che vive nell’ossessione della sua passata celebrità. E’ diventata morfinomane anche grazie alle partiche subdole di una psichiatra che mira ad appropriarsi dei suoi beni. Nulla potrà un giornalista sportivo, incontrato casualmente e i cui sforzi si infrangeranno contro il muro dietro a cui si nasconde la dottoressa e i suoi complici. Il regista Antonio Latella ha preso spunto dal film e dall’intera opere dell’artista tedesco per uno spettacolo, Ti regalo la mia morte Veronika, dominato dai tratti del teatro fantastico e, a momenti, sperimentale. La scena è popolata da sei attori dapprima mascherati da scimmioni albini, poi ritornati in carne e ossa coperti da lingerie più decadente che erotica. Personaggi che simboleggiano le pulsioni che l’animo umano nasconde sotto una patina di cinismo, ma che sono pronte ad esplodere non appena s’incrina la copertura animalesca che le maschera. E’ un omaggio alla figura femminile così come l’ha colta il drammaturgo tedesco con figure costantemente in bilico fra istinti basilari e convenienze sociali. Una collana di personaggi che popolano l’ultima scena dello spettacolo, un pic-nic a cui partecipano Martha (Martha, 1974), Emma Kusters (Il viaggio in cielo di Mamma Kusters - Mutter Küsters fahrt zum Himmel, 1975), Maria Braun (Il matrimonio di Maria Braun - Die Ehe der Maria Braun, 1979), Margot (Paura della paura - Angst vor der Angst, 1975). Qui si coglie, per la verità in misura un poco didascalica, la vera intenzione di Antonio Latella: quella di utilizzare i personaggi femminili disseminati lungo l’intera opera di R.W.F. per manifestare un senso di una disperazione che lacera l’animo denunciando una condizione umana e sociale intollerabile.