Ben Hur (Ben-Hur: A Tale of the Christ – Ben Hur: Un racconto del Cristo) è un romanzo storico scritto nel 1880 da Lew Wallace (1827 – 1905), uno scrittore, politico e generale americano. Da questo testo sono stati tratti ben quattro film, realizzati nel 1907, per la regia di Sidney Olcott (1872 – 1949), nel 1926, a firma Fred Niblo (1874 – 1948), nel 1959 per mano di William Wyler (1902 – 1981), e nel 2010 dall’inglese Steve Shill che diresse una miniserie televisiva in due episodi ispirata a questo romanzo.
A questi titoli si aggiunge ora una nuova versione firmata da Timur Bekmambetov, regista e produttore kazako, che propone un film gonfio di effetti speciali e solo parzialmente fedele al testo di partenza. Ciò che rimane è l’impostazione propagandistica con il Cristo morente che, dalla croce, compie l’ennesimo miracolo facendo guarire dalla lebbra la madre e la sorella del protagonista. Quest’ultimo è un nobile ebreo caduto in disgrazia per aver assistito, incolpevole, ad un attentato contro il governatore filoromano Ponzio Pilato. Dopo molti anni si schiavitù ai remi di una galea, scampa a un affondamento e ritorna in patria alla ricerca di madre e sorella, imprigionate dagli occupanti romani e contagiate dalla lebbra. Sfiderà il fratello adottivo, Messala, nella famosa corsa delle bighe sconfiggendolo e quasi uccidendolo. E’ una storia che ha valore solo per gli ingredienti tecnologici di cui è imbottita e che marcia sui binari della più vecchia e ammuffita propaganda religiosa. In conclusione un film ovvio e, a tratti, decisamente noioso.